La conservazione

LA CONSERVAZIONE
Come detto il sigaro è vivo, si evolve, si trasforma. Per vivere ha bisogno di condizioni ideali di umidità e temperatura.

Per quanto riguarda l’umidità, la percentuale corretta sta intorno al 70%. Se si sale troppo, oltre il 75%, il sigaro è troppo umido, non tira. Se si scende sotto il 60%, è secco, sabbioso, acido, condensa e brucia in fretta.

Per quanto riguarda la temperatura, 20 gradi centigradi vanno bene. Niente panico se per qualche giorno la temperatura sale a 25 o scende di poco sotto i diciotto. Lascia qualche dubbio la conservazione a temperature molto basse, a volte vicine allo zero. È vero che a queste temperature si uccide il bicho, ma è anche vero che il gelo impedisce ai sigari la naturale e indispensabile fermentazione dopo la rollatura. Indispensabile perché favorisce la fusione, l’armonizzazione delle foglie che compongono il sigaro, decisiva per la definizione del suo carattere. Non si può ibernare un avana. I sigari aromatici, di media e scarsa forza, vanno consumati entro i tre anni dalla loro creazione. Se estendiamo artificialmente la loro vita fino a superare il loro limite naturale, potrebbero perdere tutto il sapore. Il freddo estremo è pericoloso anche per i sigari che hanno bisogno di tempo per maturare. Questi sigari sono forti, corposi, pieni. Da giovani appaiono scorbutici, aspri, ancora rozzi, immaturi. Ma con anni di invecchiamento e di fermentazioni, le foglie si accordano tra loro, gli oli si mischiano, e i sigari raggiungono un equilibrio, finalmente rotondi, armonici. Il gelo, impedendo la fermentazione, blocca la crescita, la maturazione del sigaro.

Evitare gli sbalzi violenti di temperatura e di umidità. La fascia potrebbe rompersi.


UMIDIFICATORI

L’umidificatore è una scatola, al cui interno vi è un congegno, una fonte che genera e controlla l’umidità. Gli umidificatori hanno dimensioni varie. Scatole elaborate e preziose, oppure piccoli contenitori più modesti, essenziali ma efficaci. Vetrine, armadi, intere stanze. Il legno è il materiale più usato, ma ne esistono anche in plexiglass. Per l’interno, il legno considerato ideale è il cedro grezzo, che assorbe meglio e si sposa alla perfezione con l’aroma degli avana. Per gli incontentabili esistono alternative, essenze che possono sostituire il segno.
La scatola deve chiudere bene, così da evitare dispersione di umidità. Lo spessore non deve essere inferiore al centimetro e mezzo, in modo da garantire un maggiore isolamento termico. È meglio che l’umidificatore non sia troppo piccolo. Una capienza di 70/100 sigari è raccomandabile se si vuole conservare un certo numero di puros. Meglio se la scatola è provvista di scomparti, così da poter dividere i sigari per dimensioni, e per evitare di disturbarne ottanta per trovarne uno.

Gli strumenti umidificatori sono di diversi tipi: autoregolantesi, elettrici, a polimeri sintetici, a spugna, a pietra porosa. Vengono posizionati all’interno della scatola, sul fondo, su una parete laterale, sotto il coperchio. Gli apparecchi che regolano anche temperature sono destinati agli umidificatori più grandi, gli armadi, le stanze climatizzate (walk-in-humidor).
I sistemi autoregolantesi sono efficienti. Richiedono scarsa manutenzione: vanno riempiti una volta al mese di acqua distillata (o demineralizzata), e una volta ogni cinque – sei mesi hanno bisogno del liquido rigeneratore delle sostanze tensio – attive che contengono. Meglio utilizzare il liquido fornito dalla stessa casa che produce il sistema.

Anche il sistema a polimeri sintetici è molto efficace. L’emissione di umidità è costante, l’umidificazione ottima. Le cosidette spugne secche funzionano bene e hanno un prezzo contenuto. Durano meno degli altri (8-10 mesi), ma una volta esaurita la capacità assorbente si rimpiazzano. Il sistema a pietra porosa produce poca umidità con buona costanza. Va bene per scatole piccole.

Per tutti i sistemi vale la stessa ragola: mai esagerare con l’acqua, meglio poca che troppa. L’eccesso di umidità può creare muffe, fermentazioni improvvise e violente se associate a temperature alte. I sigari troppo umidi fumano male, non tirano.

Una volta caricato l’umidificatore, prima di posizionarlo all’interno della scatola, asciugatelo per bene, assicurandovi che non cadono gocce. Anche se siete fumatori da un sigaro la settimana, non dimenticatevi di prendervi cura dei vostri puros. Se potete, fategli visita una volta al giorno, soprattutto se l’umidificatore è di piccole o medie dimensioni. È importante far circolare aria all’interno. Aprite la scatola, muoveteli, fateli respirare. I sigari ammassati in uno spazio molto umido, ridotto, dove non passa aria, rischiano di diventare troppo umidi. E, come detto, se la temperatura è troppo alta, possono essere vittime di fermentazioni violente, muffe.

L’acqua distillata è più adatta. Quella di rubinetto ha troppi sali. Il calcio in essa contenuto può intasare i fori di uscita degli umidificatori o addirittura inibire le sostanze tensio – attive che permettono la regolazione dei sistemi che le utilizzano. Inoltre, l’acqua di rubinetto può trasmettere l’odore di disinfettanti o altre sostanze che il sigaro, essendo una spugna, assorbirebbe subito.


IGROMETRI
Digitali, elettrici, a capello. Fanno scena, ma non sempre sono affidabili. Quelli più sicuri, i migliori, sono molto cari.

Il modello più diffuso è a capello (finto). Periodicamente va tarato. Si avvolge l’igrometro in un panno bagnato e si aspetta che dopo mezz’ora segni il 95%. A quel punto è pronto per tornare a lavoro. Nel caso in cui non segnasse 95% dopo la mezz’ora prescritta, va portato manualmente alla percentuale richiesta agendo sulla vite posta sul retro, e la regolazione è fatta.


AVVERTIMENTO

Non mettete mai i sigari nel congelatore. Evitate le basse temperature. L’avana è un organismo che al freddo muore, come noi. Il tasso di umidità si abbassa, i sigari si seccano, la fascia si spacca.


BICHO
Il peggiore nemico del sigaro. In entomologia il suo nome è lasioderma serricorna. Si tratta di un piccolo coleottero della famiglia degli anoidi, la stessa cui appartiene il tarlo. Questo insetto passa volentieri tutta la sua esistenza nello stesso ambiente, e il suo ambiente ideale sono le sostanze secche, vegetali o animali. Il tabacco è il suo preferito. È resistente, si adatta a condizioni climatiche sfavorevoli, ma prolifera a temperatura e umidità elevata. Muore sopra i 36° e sotto i 4°. Le uova, al caldo, diventano larve e cominciano a mangiare il tabacco. Crescono e diventano grandi. I buchi che distruggono il sigaro raccontano la storia di un bicho che è nato, ha mangiato, scavato tunnel, è cresciuto e volato via dal nido. I buchi, nei nostri sigari, sono la sua vita.

Se troviamo nel nostro umidificatore un sigaro con uno o più fori, dobbiamo temere il peggio. Bisogna controllare tutti i sigari per vedere se sono infetti, uno per uno. Quelli tarlati vanno buttati. Quelli non tarlati potrebbero nascondere uova o larve. Se costano cari fumateli prima che le larve crescano. Per quanto riguarda l’umidificatore, una volta vuoto, pulitelo all’interno con un panno imbevuto di alcol etilico o di un liquore secco. Lasciatelo asciugare all’aria e al sole. Ripetete i controlli per un paio di mesi.


INVECCHIAMENTO

Dal momento che un avana esce dalla fabbrica, è necessario del tempo affinché le foglie che compongono la miscela si amalgamino trovando armonia ed equilibrio. Esistono casi di sigari ottimi fumati dopo dieci anni d’invecchiamento. Ma queste sono eccezioni. La norma prevede un anno d’invecchiamento per i moduli eleganti e raffinati, confezionati con fascia sottile. Prolungare l’invecchiamento di questi sigari vorrebbe dire rischiare che perdano corpo e aromi, divenendo piatti, evanescenti. Tre anni sono sufficienti per sigari più corposi, composti da foglie spesse, cariche di oli.


COLPO DI CODA

I sigari secchi vanno fatti riposare nell’umidificatore, fino a due mesi nei casi più disperati. Niente paura se fermentano. Finita la fermentazione saranno pronti.

Nell’umidificazione i sigari vanno conservati senza involucri di plastica o alluminio.
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