La manifattura

LA MANIFATTURA
L’antico Sigaro Nostrano del Brenta 1763 è un sigaro realizzato completamente a mano dalle sigaraie della manifattura di Campese in Bassano del Grappa, secondo un processo tramandato di generazione in generazione in oltre 4 secoli di storia. 

Il sigaro è confezionato con fascia e sottofascia, precedentemente fermentate e sagomate. 

La prima fase della lavorazione è la preparazione della c.d. “pupa”, ossia, l’arrotolatura della sottofascia sul ripieno, seguita a distanza di qualche giorno dalla fascia, la foglia esterna che completa la “vestizione” del sigaro. 

Gli strumenti impiegati per queste attività dalle sigaraie sono tutti manuali e necessitanti di grande esperienza e sensibilità. 

Fondamentale per l’ottima costruzione del sigaro, infatti, oltre alle qualità dei tabacchi impiegati è la capacità delle sigaraie di arrotolare la giusta quantità di tabacco per evitare tiraggi eccessivi o eccessivamente serrati. 
La “manciata”, la giusta quantità di ripieno racchiusa dalla sottofascia e dalla fascia, è determinata oggi come 400 anni fa dalla sensibilità della sigaraia che costruisce il sigaro ed è per questo che la costruzione manuale del sigaro può essere considerata alla stregua di un’arte, i cui segreti si imparano dopo lunghissimi periodi di apprendimento e pratica. 

Tutto il tabacco impiegato nella manifattura per essere maneggiato deve essere riportato ad un grado di umidità molto elevato atto a consentirne un’ottima elasticità. 

Il procedimento anche in questo caso è simile a quelli precedentemente spiegati e comporta l’avvio di un’ulteriore micro fermentazione. 
La fase della costruzione del sigaro inizia con la preparazione della sottofascia, una foglia avente caratteristiche molto simili alla fascia, che le sigaraie sagomano in modo definitivo con l’aiuto di apposite lame a mezza luna. 

Il ripieno viene avvolto con l’aiuto di un tappetino flessibile che permette di formare il cilindro senza che i pezzi di tabacco si sparpaglino in giro. 

L’operazione è delicata, il tabacco deve essere distribuito in modo da non formare vuoti o, al contrario, zone eccessivamente piene che, una volta asciugate, renderebbero il sigaro impossibile da “tirare”.
Una volta arrotolata, la pupa viene lasciata riposare in piccoli telai di legno ove asciugherà rendendo possibile la fase successiva di arrotolatura della fascia. 

A differenza dei sigari caraibici, la tradizione manifatturiera italiana non prevede l’uso di presse e formelle per conferire al sigaro forma perfettamente cilindrica. 

Al contrario, la pupa riposa senza alcuna costrizione di spazio o forma ciò influenzando la successiva fase di arrotolamento della fascia e, soprattutto, la forma che avrà il sigaro finito. 

In questa terza fase vengono utilizzate fasce precedentemente selezionate e sagomate. 
La sigaraia stende un sottile strato di colla vegetale (naturale, incolore e totalmente insapore) e procede poi all’arrotolamento definitivo della pupa esercitando una pressione leggera e costante durante tutta la torsione. 

E’ in questa fase, e per la morbidezza comunque mantenuta dalla pupa, che il sigaro assume la caratteristica forma bitronco conica tipica de i sigari realizzati in Italia senza ausilio di presse e stampi. 
Il sigaro così definitivamente racchiuso da fascia e sottofascia viene “spuntato” ad entrambe le estremità per mezzo di particolari ghigliottine che eliminano le sporgenze finali pareggiando fasce e ripieno. 
Esaurita questa attività il sigaro è finito ma deve ancora maturare portandosi ad un grado di umidità normale di fumata. 

Per questo motivo, dopo la spuntatura il sigaro viene collocato in telai traforati che, opportunatamente individuati con numero di lotto, data di produzione e tipologia di ripieno utilizzato, saranno riposti in speciali celle di asciugatura e maturazione. 
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